14 Giugno 2020

Intelligenza emotiva? istruzioni per l’uso

By admin

L’intelligenza emotiva viene definita come la capacità di un individuo di riconoscere, di distinguere, di etichettare e di gestire le emozioni proprie e degli altri.

Il concetto d’intelligenza emotiva (IE o EI, dall’inglese Emotional Intelligence) è relativamente recente; difatti, la prima definizione risale al 1990 ed è stata proposta dagli psicologi statunitensi Peter Salovey e John D. Mayer. Nonostante ciò, il concetto d’intelligenza emotiva ha iniziato a prendere piede e a divenire “famoso” solo fra il 1995 e il 1996, in seguito alla pubblicazione del libro “Intelligenza Emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici” da parte dell’autore e giornalista scientifico Daniel Goleman. In seguito alla pubblicazione del libro di Goleman, il concetto d’intelligenza emotiva ha preso forma ed è diventato oggetto di studio sia in ambito psicologico che nell’ambito dell’organizzazione aziendale. Come si vedrà nel corso dell’articolo, infatti, secondo la concezione di Goleman, l’intelligenza emotiva è un aspetto fondamentale per il successo nel campo del business e della leadership. Le trasformazioni subite dal concetto di intelligenza emotiva nel corso degli anni, hanno portato alla creazione da parte di psicologi e studiosi del settore di differenti modelli teorici di IE, corrispondenti a definizioni e caratteristiche altrettanto differenti. Nel corso dell’articolo si prenderanno in considerazione i modelli proposti dapprima da Salovey e Mayer e poi da Goleman, mettendone in evidenza caratteristiche e peculiarità.

Che cos’è l’Intelligenza Emotiva?

L’intelligenza emotiva può essere descritta come la capacità di un individuo di riconoscere, di discriminare e identificare, di etichettare nel modo appropriato e, conseguentemente, di gestire le proprie emozioni e quelle degli altri allo scopo di raggiungere determinati obiettivi.

In verità, la definizione d’intelligenza emotiva ha subito diverse modifiche nel corso degli anni e il suo significato può assumere sfumature differenti in funzione del tipo di concezione che si ha di questa capacità di identificare e gestire le emozioni proprie ed altrui.

L’intelligenza emotiva è anche nota come quoziente emozionale (QE, o EQ dall’inglese Emotional Quotient), quoziente di intelligenza emotiva (QIE) e leadership emotiva(LE).

Modelli Teorici di Intelligenza Emotiva

Come accennato, la concezione di intelligenza emotiva non è univoca, ma sono diversi i modelli teorici proposti che ne descrivono significato e caratteristiche. Di seguito, sono riportati due dei principali modelli d’intelligenza emotiva attualmente esistenti: quello di Salovey e Mayer e quello di Goleman.

Intelligenza Emotiva secondo Salovey e Mayer

La concezione d’intelligenza emotiva inizialmente elaborata dagli psicologi Salovey e Mayer la definiva come la capacità di percepire, integrare e regolare le emozioni per facilitare il pensiero e promuovere la crescita personale.

Tuttavia, dopo aver condotto diverse ricerche, tale definizione fu modificata, includendo la capacità di percepire con precisione le emozioni, di generarle e di comprenderle così da regolarle in maniera riflessiva allo scopo di promuovere la propria crescita emotiva e intellettuale.

Più nel dettaglio, secondo il modello di Salovey e Mayer, l’intelligenza emotiva include quattro diverse abilità:

  • Percezione delle emozioni: la percezione delle emozioni è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva. In questo caso, è intesa come la capacità di rilevare e decifrare non solo le proprie emozioni, ma anche quelle altrui, sui volti delle persone, nelle immagini (ad esempio, nelle fotografie), nel timbro della voce, ecc.
  • Uso delle emozioni: è inteso come la capacità dell’individuo di sfruttare le emozioni e applicarle ad attività come pensare e risolvere problemi.
  • Comprensione delle emozioni: è la capacità di capire le emozioni e di comprenderne le variazioni e l’evoluzione nel tempo.
  • Gestire le emozioni: consiste nella capacità di regolare le emozioni proprie e altrui, sia positive che negative, gestendole in maniera tale da raggiungere gli obiettivi prefissati.

Secondo Salovey e Mayer le suddette abilità sono strettamente correlate l’una all’altra.

Come si Misura l’intelligenza Emotiva secondo Salovey e Mayer?

Il grado di intelligenza emotiva secondo il modello di Salovey e Mayer viene misurato mediante il test di intelligenza emotiva Mayer-Salovey-Caruso (anche noto con l’acronimo di MSEIT). Senza entrare nei dettagli, ci limiteremo a dire che tale test mette alla prova l’individuo sulle abilità sopra citate che caratterizzano l’intelligenza emotiva. A differenza dei classici test del QI (quoziente intellettivo), nel MSEIT non ci sono risposte obiettivamente corrette; questa caratteristica, peraltro, ha largamente contribuito a mettere in discussione l’affidabilità dello stesso test.

Intelligenza Emotiva secondo Goleman

Secondo il modello introdotto da Goleman, l’intelligenza emotiva comprende una serie di capacità e competenze che guidano l’individuo soprattutto nel campo della leadership.

Nel dettaglio, secondo Goleman, l’intelligenza emotiva è caratterizzata da:

  • Consapevolezza di sé: è intesa come la capacità di riconoscere le proprie emozioni e i propri punti di forza, così come i propri limiti e le proprie debolezze; comprende, inoltre, la capacità di intuire come queste caratteristiche personali sono in grado di influenzare gli altri.
  • Autoregolazione: descrive la capacità di gestire i propri punti di forza, emozioni e debolezze, adattandoli alle diverse situazioni che possono presentarsi, allo scopo di raggiungere fini e obiettivi.
  • Abilità sociale: consiste nella capacità di gestire le relazioni con le persone allo scopo di “indirizzarle” verso il raggiungimento di un determinato obiettivo.
  • Motivazione: è la capacità di riconoscere i pensieri negativi e di trasformarli in pensieri positivi che siano in grado di motivare sé stessi e gli altri.
  • Empatia: è la capacità di comprendere appieno e addirittura percepire e sentire lo stato d’animo delle altre persone.

Secondo Goleman, a ciascuna delle suddette caratteristiche appartengono diverse competenze emotive, intese come le abilità pratiche dell’individuo necessarie all’instaurazione di relazioni positive con gli altri. Tali competenze, tuttavia, non sono innate, ma possono essere apprese, sviluppate e migliorate al fine di raggiungere prestazioni lavorative e di leadership importanti. Secondo Goleman, ciascun individuo è dotato di un’intelligenza emotiva “generale” fin dalla nascita e il grado di tale intelligenza determina la probabilità – più o meno elevata – di apprendere e sfruttare, in un secondo momento, le competenze emotive di cui sopra.

Goleman, pertanto, fa dell’intelligenza emotiva uno strumento fondamentale nell’ambito del successo lavorativo.

Come si Misura l’intelligenza Emotiva secondo Goleman?

L’intelligenza emotiva secondo Goleman può essere misurata tramite l’Emotional Competency Inventory (ECI) e l’Emotional and Social Competency Inventory (ESCI), si tratta di strumenti elaborati dallo stesso Goleman e da Richard Eleftherios Boyatzis, professore di comportamento organizzativo, psicologia e scienze cognitive.

Inoltre, è altresì possibile effettuare una misurazione dell’intelligenza emotiva attraverso l’Emotional Intelligence Appraisal. Si tratta di un tipo di autovalutazioneelaborata da Travis Bradberry e Jean Greaves.

Effetti

Effetti e Benefici dell’Intelligenza Emotiva sulla Vita Quotidiana

Indipendentemente dal tipo di modello adottato per descriverne tratti e caratteristiche, la presenza di un elevato grado d’intelligenza emotiva – intesa come la capacità di percepire, riconoscere e gestire correttamente le proprie ed altrui emozioni – dovrebbe apportare, teoricamente, effetti benefici in tutti gli aspetti della vita quotidiana dell’individuo.

Nel dettaglio, coloro che sono dotati di intelligenza emotiva dovrebbero:

  • Avere rapporti sociali migliori;
  • Avere rapporti famigliari e sentimentalimigliori;
  • Essere percepiti dagli altri in maniera più positiva rispetto ad individui con scarsa intelligenza emotiva;
  • Essere in grado di instaurare migliori rapporti in ambito lavorativo rispetto a chi non ha, o ha un basso livello, di intelligenza emotiva;
  • Avere una maggior probabilità di comprendere sé stessi e di prendere decisioni corrette basandosi sia sulla logica che sulle emozioni;
  • Avere un rendimento scolastico migliore;
  • Godere di un benessere psicologico maggiore. Chi presenta un buon livello di intelligenza emotiva, infatti, pare abbia una maggior probabilità di avere soddisfazioni dalla propria vita, di avere un elevato livello di autostima e un minor livello di insicurezza. La presenza di intelligenza emotiva, inoltre, pare che possa essere utile nel prevenire scelte e comportamenti sbagliati, anche inerenti la propria salute (ad esempio, abuso di sostanze psicoattive e dipendenze sia da droghe che da alcol).

Curiosità

Un interessante studio condotto nel 2010 ha analizzato la correlazione fra intelligenza emotiva e il grado di dipendenza da alcol e/o droghe. Da tale studio è emerso che i punteggi ottenuti dai test per la valutazione dell’intelligenza emotiva sono aumentati al diminuire del grado di dipendenza dalle suddette sostanze.

Discorso analogo per un altro studio condotto nel 2012 che ha analizzato la relazione esistente fra l’intelligenza emotiva, l’autostima e la dipendenza da marijuana: i soggetti affetti da questa dipendenza hanno ottenuto punteggi eccezionalmente bassi nei test per la valutazione sia dell’autostima che dell’intelligenza emotiva.

Critiche all’Intelligenza Emotiva

Le critiche mosse nei confronti del concetto d’intelligenza emotiva sono molte. Di seguito ne verranno riportate solo alcune.

Misurazione dell’Intelligenza Emotiva

Una delle principali critiche avanzata nei confronti dell’intelligenza emotiva riguarda l’incapacità di misurarla in maniera oggettiva. Sebbene siano disponibili test per la sua misurazione sia secondo il modello di Salovey e Mayer, sia secondo il modello di Goleman, in molti dubitano della loro attendibilità, poiché non esattamente obiettivi dal momento che non sono previste risposte obiettivamente corrette o sbagliate.

Tra il Dire e il Fare

Restando nell’ambito dei metodi impiegati per la misurazione dell’intelligenza emotiva e ai dubbi sull’attendibilità dei test utilizzati per determinarne il grado, emerge una nuova critica, ossia che non sempre ciò che da essi emerge è veritiero.

Difatti, il fatto che dall’esecuzione dei suddetti test emerga che una persona sappia come gestire le emozioni e come comportarsi di conseguenza in una determinata situazione, anche critica, non significa necessariamente che quella persona reagisca in quel modo (emerso dal test) quando quella determinata situazione si presenta.

Utilità dell’Intelligenza Emotiva

Un’altra critica – mossa soprattutto nei confronti dell’interpretazione di Goleman – riguarda la reale utilità di possedere un’elevata intelligenza emotiva in campo lavorativo. Secondo Goleman, infatti, un’alta intelligenza emotiva aumenta la probabilità di successo lavorativo, soprattutto a livello dirigenziale. Le critiche mosse a questo proposito affermano che una maggior capacità di riconoscimento e individuazione delle emozioni proprie ed altrui non sempre porta al successo, ma anzi può mettere in difficoltà il leader che deve prendere decisioni importanti. Gli studi condotti in merito, non smentiscono ma nemmeno confermano questa critica. Difatti, dagli studi finora pubblicati in merito è emerso che in alcune situazioni un’alta intelligenza emotiva è d’aiuto nel raggiungimento del successo lavorativo, in altre è neutra e in altre ancora può essere controproducente. Questo perché, la capacità di successo non dipende solo dal grado di intelligenza emotiva, ma anche dal QI (quoziente intellettivo), dalla personalità dell’individuo e dal ruolo lavorativo che esso ricopre.

Strumento per Raggiungere Obiettivi o Arma di Manipolazione?

Riportiamo, infine, un’ultima critica riguardante il fatto che l’intelligenza emotiva viene considerata da quasi tutti come una caratteristica desiderabile.

In questo senso, è stato avanzata l’idea che non sempre la capacità di gestire le emozioni altrui per raggiungere determinati obiettivi può essere considerato come un aspetto positivo, poiché tale capacità potrebbe essere utilizzata in maniera impropria come “arma” per manipolare il pensiero e l’azione degli altri a proprio favore.

Lo sapevi che…

Indipendentemente dal modello preso in considerazione, la definizione d’intelligenza emotiva, i metodi e i test con cui viene misurata e, addirittura, la sua stessa esistenza vengono ancora messi in dubbio. Secondo alcuni, infatti, non esisterebbe un’intelligenza emotiva intesa come una tipologia d’intelligenza a sé stante, ma la capacità di riconoscere, individuare, etichettare e gestire le proprie emozioni e quelle altrui non sarebbe altro che l’intelligenza applicata a un particolare dominio della vita, ossia quello delle emozioni.

Il concetto d’intelligenza emotiva, pertanto, rimane ancora oggetto di svariati dibattiti.

Cosa NON è l’Intelligenza Emotiva

Alla luce di quanto finora detto appare chiaro come non esista un’unica definizione di intelligenza emotiva e come il suo significato e le sue applicazioni possano cambiare in funzione dei modelli teorici presi in considerazione. Non sorprende, perciò, che il concetto d’intelligenza emotiva venga spesso stravolto e/o frainteso e che ad esso vengano attribuiti significati non pertinenti. A questo proposito, lo stesso psicologo John D. Mayer ha voluto spendere qualche parola in un articolo pubblicato su una rivista americana di settore per specificare che – al contrario di quello che si può leggere in numerosi articoli e riviste – l’intelligenza emotiva NON è sinonimo di felicitàottimismocalma e autocontrollo, poiché questi sono tratti che possono appartenere o meno alla personalità dell’individuo e non devono essere “mescolati” con le caratteristiche e le capacità attribuite all’intelligenza emotiva.